
Ci sono i grandi al mondo, e ci sono i fuoriclasse.
A me piace ricordarne uno nello sport, Marco Van Basten. Tutti ricordano e citano Maradona, ma l’olandese mi piace di più per certi suoi silenzi, per la sua classe smisurata, per il suo movimento, per la serietà che non è venuta mai meno, per il suo soprannome, il Cigno. E quanto questo nome corrispondesse perfettamente al suo carattere e alle sue movenze lo può sapere chi, come me, lo ha visto giocare dal vivo al Cino e Lillo. Impareggiabile.
Allo stesso modo abbiamo avuto ad Ascoli Piceno un personaggio che, in un ambiente discutibile e discusso come quello della Quintana cittadina, ha sempre rappresentato un punto fermo di grande classe e grande attendibilità. E’ Alvaro Pespani, persona di gran vaglia e Console rispettato e ammirato da tutti.
E dire che non è facile essere rispettati e ammirati da tutti nella Quintana. Ma con Alvaro era impossibile non farlo: uomo di poche parole, di trasparente onestà e di equilibrio non comune, ha impersonato per tutte le Quintane dalla prima al 2013 i migliori ideali della Quintana stessa: la signorilità, il rispetto, la statura morale e fisica, l’equilibrio, la forza, l’amore per la bandiera.
Con Alvaro se ne va uno dei grandi della Quintana, un Console che al pari del mio Console (Emilio Nardinocchi di Porta Solestà) è divenuto emblema stesso della Tenzone. Come Marco Van Basten Alvaro Pespani ha impersonato il valore della vera classe all’interno della Quintana, contrapposto agli atteggiamenti belluini o interessati di altri personaggi che da sempre vi gravitano intorno.
Van Basten, tra gli infiniti meriti all’interno della storia del Milan e della nazionale arancione, viene ricordato principalmente per l’incredibile parabola del tiro al volo in finale contro la Russia, all’Europeo 1988. Tutto Marco Van Basten è in quel gesto atletico: la compostezza del movimento, l’eleganza, la potenza, il solo aver pensato di poter riuscire a ficcarla dentro da quella posizione.
E tra i meriti nel campo del pattinaggio, del collezionismo, del commercio, il cavalier Alvaro ci piacerà ricordarlo per il suo ingresso in Piazza, nella sua ultima Quintana del 2013: si è levato un applauso ammirato da parte di tutto il pubblico, e come non applaudire un 90enne così dritto, maestoso, fiero a dispetto degli anni. Tutto Alvaro Pespani è in quel gesto morale prima che atletico, come a dire: ne ho passate di cotte e di crude, fatico un po’ a camminare ma sono come sempre davanti al mio drappo rossoverde.
Ho ammirato e ammiro Alvaro Pespani per come ha saputo condurre gli affari, il Sestiere, la vita in famiglia con quattro splendide donne (cinque con la signora), per come a tutti sempre si rivolgesse con rispetto e riservasse correttezza e disponibilità.
C’è così tanto bisogno di persone così al mondo, ad Ascoli poi.
In un Sestiere in cui è sempre difficile trovare pace, la sua mancanza si sentirà lancinante. Ma a me personalmente mancherà quando, al negozio per qualche acquisto per casa, troverò adesso solo l’amico Lucio.
Io credo che tra meriti sportivi, imprenditoriali, umanistici e quintanari Alvaro maturerà presto il diritto all’intestazione di una via ascolana.
Ad Amsterdam piazza Marco Van Basten c’è già.