Il tifoso occasionale (coming out)

Ho constatato che nella mia città l’accusa di TIFOSO OCCASIONALE ha sostituito, negli ultimi tempi, ogni altro tipo di offesa fortemente infamante. Sembra che dare del tifoso occasionale alle persone sia diventato il nuovo must per chi ha in animo di demolire il conversante che gli è di fronte, sminuendone le potenzialità tifatorie e l’amore per i colori bianconeri (del bianconero giusto, s’intende).

Nota per i non iniziati: il tifoso occasionale è quello che non ha l’abbonamento allo stadio, oppure non va in trasferta, o che se ne fa poche, e soprattutto è quello al quale può capitare di indulgere alle simpatie anche per altri team (solitamente veleggianti in altre serie). Per esempio ha simpatie pure per l’Inter, la Juve, la Roma, il Napoli quando non addirittura il Barcellona o il Manchester United.

Io sono nato in Ascoli e porto l’Ascoli, ma pure a me capita di simpatizzare per questo o quell’altro team a seconda dei momenti o delle occasioni, chiaramente sempre conservando una idiosincrasia di nascita per i gobbi e continuando a portare solo l’Ascoli giacché il calcio minore non lo seguo con troppo interesse.

Tempo addietro – disgrazia nelle disgrazie – l’accusa di occasionalita’ fu rivolta perfino a me, chiaramente da un sedicente tifoso professionale, in occasione di una mia esortazione a sorridere ed essere ottimisti invece di lamentarsi sempre e stare incarogniti su tutto.

Apriti cielo, e inghiotti il becero tifoso occasionale!

Il sanguigno conversatore esordì dicendo: “Voi che tutto l’anno portate la Juve nen me petete venì a dì…” ma già avevo staccato la spina delle orecchie giacché non ne valeva la pena. Inutile spiegargli che seguo l’Ascoli da Del Duca-Samb del 1969/70 (la prima mia partita in assoluto: gol su rigore del capitano Abramo Pagani con fucilata a mezz’aria alla destra del portiere), ricordo la doppietta di Quadri la palombella di Nicolini il gol dal fondo di Casagrande e pure la capocciata di Pircher che nen s’era accuorte ch’avie’ segnate all’Inter.

Al concetto di tifoso occasionale fa da contraltare, com’è noto, quello di Ultras, che per certa letteratura è depositario di tutte le qualità che mancano all’occasionale: prima fra tutte la mentalità ultras, concetto non banale che ha una sua etica e una sua onorabilità e che, sebbene non abbia mai praticato, istintivamente rispetto. Mi capita di riconoscermi più nella sportività, che a volte ti fa applaudire la squadra avversaria che gioca bene, compresa quella nemica con l’unica inevitabile eccezione dell’inapplaudibile team del pan cu’ l’olio.

E quindi la concatenazione di eventi che sembro’ ridurmi al rango di tifoso occasionale – a me che vado al Cino e Lillo da 52 anni avendone pochi di più – un po’ mi fece sorridere un po’ mi indispose.

Ma nen è che ce so’ pierse lu suonne sa’.

Il cavaliere felice

 
Lionetti 1

Se nella Quintana d’agosto 2015 ci aveva colpito l’applauso tributato da tutto lo Squarcia a Emanuele Capriotti dopo la sua ultima tornata quintanara, quest’anno il momento più emozionante è stato sicuramente l’abbraccio tra il piccolo Nicholas Lionetti della Piazzarola e la madre, qui documentato da una bellissima foto rubata a Luigi Ianni.

Così come Alessandro Florenzi con la nonna, anche Nicholas – ricordiamolo sempre, 17 anni! – zompa la ramata e va a incassare un quintale di bacetti dalla mamma, felice come una pasqua.

Ma direi che Nicholas ha proprio corso da cavaliere felice: l’ultima parte della terza tornata, dopo l’ultimo curvone, era proprio raggiante, aveva le ali ai piedi e un’espressione sul viso da folletto terribile. Anche qui, mi soccorre la bellissima foto dell’amico Davide Valenti, che ben ha saputo cogliere l’attimo.

Lionetti 2

E non è un caso che Nicholas sia stato l’unico cavaliere del 2016 ad alzare la lancia dopo aver finito l’ultima tornata: lui a quel punto la sua personale Quintana l’aveva già vinta correndo alla pari con i grandi, e tutto lo stadio infatti lo ha applaudito con simpatia e ammirazione.

Certo altro si potrebbe dire di una giostra un po’ sottotono e di accadimenti poco edificanti, ma perché? Alla fine ciò che ricorderemo è la scena di tutta la tribuna in piedi ad applaudire l’abbraccio stritolante di una signora bionda a lu frechì suò.

Il sor Emiddio e la pensione

Cartoon

 

Il sor Emiddio, giunto all`età pensionabile, va a Campo Parignano all’INPS per fare domanda per la pensione.

La signora allo sportello gli chiede la carta d`identità per verificare la sua età. Lu sor Emiddio guarda in tasca e si accorge di aver dimenticato a casa il documento:

“Ma porca… mo’ hai da reì llà a casa e può arevenì n’addra vodda…”

Ma la donna gli dice: “Si sbottoni la camicia per favore”. Così il sor Emiddio apre la camicia rivelando il suo torace ricoperto di peli bianchi.

E la donna: “Tranquillo, questo per me è sufficiente per provare che lei ha l`età giusta per la pensione”, e procede a redigere la documentazione per la pensione di anzianità.

Appena tornato a casa Middio racconta divertito la sua esperienza alla moglie Marietta, che alla fine del racconto sbotta:

“Te devive sbottonà pure li cazze, cuscì te dava pure la penciò d’invalidità”

 

 

La città di Cecco

fontana

Questa foto, nella quale due personaggi ameni si bagnano alle 4:15 di notte nelle fresche acque di una fontana al centro di un incrocio importante della città, documenta l’inestinguibile passione del popolo ascolano per i colori bianconeri.

Per chi non lo sapesse (ma deve venire da Marte), l’Ascoli è in serie B per effetto di una sentenza che ha visto condannare un’altra squadra per illecito sportivo.

E aggiungiamo: c’è chi ha già schedulato la pedalata verso Loreto, chi è partito di presta mattina per la cima del Vettore, chi ha già portato i suoi ringraziamenti a Middie nuostre iò la cripta.

Il due aste lasciato a bordo vasca dice: “Noi Bellini… voi mica tanto“.

Sempre a beneficio degli extraterrestri, riferisco che Bellini è il nome del presidente del redivivo Ascoli.

Al di là del fatto che uno dei personaggi in questione – quello che in foto se la ride beffardo – è nato a casa mia, sono veramente contento di essere nato tra il Tronto e il Castellano.

Ascoli si conferma città della satira come poche altre, d’altronde non discendiamo da Cecco a caso.

La rana vellita

rane

 

Recentemente mi è capitato di citare in pubblico un famoso paradosso attribuito a Chomsky per descrivere la situazione della gente in Italia. Molti si sono interessati alla storiella, in diversi mi hanno chiesto privatamente a cosa mi riferissi, per cui la condivido qui, chiaramente alla mia maniera.

Immagina ‘na pentola piena d’acqua gnelita e dentre all’acqua ‘na bella ranocchia verde. “Occome m’areusta sta qua dentre”, pensa la ranocchia tutta cuntenta.

All’improvviso ghi’appiccie lu gas sott’a lu cule, e l’acqua se chemincia a rescallà. “Occhebbielle callitte”, pensa la ranocchia serredènne.

La temperatura s’azza, mo’ l’acqua è nuccò truoppe calla, ma la rana – pure se è stracca – nze l’appigghia più de tante.

Mo’ l’acqua chemincia a brecià: la ranocchia nne la sepporta più, ma s’è ndebbelita e ncià  più la forza di reagì. Lu calle aumenta, l’acqua volle e la rana fenisce morta vellita.

Se previve a mette la stessa ranocchia dentr’a l’acqua a 50 gradi vedive che zumpe che facié, ma almene se salvava.

E che significa questa storiella del cavolo?

Significa che quando un cambiamento, per negativo che possa essere, viene somministrato in maniera sufficientemente lenta, esso sfugge alla coscienza e non suscita – per la maggior parte del tempo – nessuna opposizione o rivolta, fino a che non viene metabolizzato e allora non c’è più niente da fare.

Se guardiamo ciò che ci succede da alcuni decenni ci accorgiamo che un sacco di cose, che ci avrebbero fatto orrore 20, 30 o 40 anni fa, a poco a poco sono diventate banali, e oggi ci disturbano solo leggermente o addirittura ci lasciano indifferenti.

Il permanente ingozzamento di informazioni da parte dei media satura i cervelli, soprattutto quelli dei nostri ragazzi che non riescono più a discernere, a pensare con la loro testa. E così, nel nome del progresso e del benessere, i peggiori attentati alle libertà individuali, alla dignità della persona, all’integrità della natura, alla bellezza ed alla felicità di vivere, si effettuano con rigorosa lentezza ma con implacabile regolarità, con la complicità costante di noi stesse vittime, ignoranti o sprovvedute.

E’ chiaro che in questa situazione l’unica cosa da fare è spegnere la televisione e interpretare il mondo solo con l’ausilio della propria testa, ma non è così facile, soprattutto per i batraci nativi (quelli della mia età hanno avuto un’altra televisione e quindi mi possono capire). Dai su, chi rinuncerebbe oggi come oggi a Uomini e donne, Porta a porta, Forum, Grandi fratelli e Isole varie, Giletti D’Urso Marcuzzi e De Filippi? E poi bisognerebbe spegnere anche Internet, o perlomeno spegnere certe persone per come lo usano.

No no, nze po’ fa’.

In Italia per una serie di aspetti (decadimento morale della politica, nessuna pietà per i migranti, televisionizzazione del dolore, sotterramento della cultura, esaltazione della ricchezza, scadimento della lingua) siamo già belli che bolliti.

E pensare che c’era il pensiero.

In questo clima vale una sola parola, certamente abusata, mal interpretata, politicizzata, distorta e negletta: resistenza.

Favoloso

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FAVOLOSO_web

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Ascoltato stasera, al buio come consigliato dall’autore stesso. Sul monitor del PC gli istogrammi del Media Player su sfondo nero. Io, di qua, da solo con la cuffia buona; Eldomino che se la canta da là dentro a 16 bit.

Tre soli pezzi, una specie di pit stop in attesa di un nuovo album. L’esigenza dichiarata impellente di rielaborare una serie di input dopo la visione del film “Il giovane favoloso”.

Il risultato delle elucubrazioni dell’artista sembrerebbe poco leopardiano al primo ascolto, ma se Leopardi non è (solo) ciò che abbiamo studiato a scuola ma è l’appassionato giovane reso dal film, allora la freccia di Eldì gli ha centrato la mela sulla testa.

Ho trovato Favoloso EP intenso, emozionante, maturo. Non banale, creativo, a suo modo colto. Non ho bisogno di risentirlo – cosa che farò a breve – per dire che questo è l’ennesimo buon colpo piazzato da ElDomino​.

La mia proverbiale ansia da classifiche (sono nato pur sempre negli anni ’60) mi fa porre “Diabolico” sul terzo gradino, “Risveglio” nella piazza d’onore e la fantastica, evolvente, magistrale “Autunno” in cima alla scaletta. Chiaramente fra un mese la penserò diversamente, e lì sta il bello.

La sordità del fonico – come rappa Eldomino – mi impone di evidenziare un mix non impeccabile proprio nel bellissimo pezzo di apertura dell’EP, e per sordità intendo l’empietà che hanno i tecnici di voler per forza analizzare aspetti extrartistici così poco importanti per il pubblico ascoltante.

Flavio evolve ulteriormente rispetto a “RèportAge”, che ben ci aveva impressionato poco più di un anno fa (qui la recensione), e lo fa nutrendo non solo l’immaginazione, la mente, il subconscio personale di chi ascolta, ma soprattutto il cuore.

Ascoltare “Risveglio”, la track che chiude il miniCD, per credere.

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Figli, telefoni e PC

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  1. REGIME CONTRATTUALE – Il telefono che ti è stato consegnato è affidato a te, ma rimane di proprietà della famigghia. Il PC, pur essendo di tua proprietà, è sotto la giurisdizione genitoriale. Considerali due comodati d’uso, peraltro interrompibili per mancato rispetto di uno o più punti del presente contratto.
  2. PASSWORD – Hai diritto di conservare la tua privacy, quindi puoi non comunicarci le password del telefono e del PC (social network, ecc.). Le scriverai in un foglietto chiuso in una busta che terremo in un posto conosciuto. Non sei ancora adulto, dobbiamo avere l’accesso alle tue cose in caso di necessità. Anziché rompere il vetro, strappeme la busta.
  3. CHIAMATE D’EMERGENZA – Quando chiamano mamma e papà si risponde. Sia per educazione che per rispetto. E in ogni situazione. Escluse cose epocali tipo il primo bacio con una tipa, il gol dell’Ascoli contro l’Ancona, stai sostenendo insieme ad altre persone Bonovox che si è buttato sul pubblico.
  4. A SCUOLA – Se ci chiamano da scuola per utilizzo del telefonino in classe comincia a cercare delle mutande di latta. Ne hanno di ottime da Calzedonia, reparto defloration.
  5. ORARI – Il telefonino si spegne – non si mette in silenzioso, si spegne – durante lo studio. Stessa sorte per il PC, a meno che non serva per svolgere i compiti. E tutti e due si spengono quando vai a dormire, rimettendo in carica il telefonino spento. E ‘nze riappiccia.
  6. RIPARAZIONI – Se il telefonino cade nel cesso, va in mille pezzi o svanisce nel nulla, sei responsabile per i costi di riparazione o sostituzione. Puoi scegliere tra tagliare l’erba, ricapare le potature, attingere dalle riserve aurifere risalenti all’ultimo compleanno. Mantieniti pronto alla funesta evenienza.
  7. TELEFONO E MORALITA’ – Cerca di parlare di persona con le persone a cui manderesti messaggi o con le quali comunicheresti tramite un social network. È una cosa importante nella vita saper parlare alla gente e avere il gusto – e talvolta il coraggio – di farlo.
  8. TELEFONO E MORALITA’ (2) – Non usare il telefonino, o il PC, per mentire, deridere o ingannare una persona. E nemmeno un cane. Non farti coinvolgere in conversazioni che possono far male a qualcun altro. Sii franco, non scrivere o dire nulla attraverso il telefonino che non avresti detto di persona. Troppo facile scrivere “cotica” da casa. Non scrivere mai parolacce sui social network.
  9. TELEFONO E SESSUALITA’ – No porno. Chiedi a mamma o papà: la prima prevalentemente per info tecniche, il secondo in caso di dubbi procedurali. Entrambi ne sanno abbastanza, e comunque più di te. Vanno bene anche zii o zie. Ottimo il nonno.
  10. BUONA EDUCAZIONE E TELEFONINO – Spegnilo, silenzialo, mettilo via quando sei in pubblico. Specialmente ad una festa, al cinema o quando devi parlare con qualcuno di una cosa importante. Non sei una persona maleducata, non permettere al telefonino di trasformarti.
  11. UTILIZZO DELLA FOTOCAMERA – Non inviare tue immagini imbarazzanti o sconce, e nemmeno di qualcun altro. Potresti essere tentato di farlo malgrado la tua notevole intelligenza. È pericoloso e potrebbe rovinare la tua vita di adolescente e di adulto. Il cyberspazio è vasto e più potente di te ed è difficile far scomparire qualcosa del genere, tra cui una cattiva reputazione.
  12. UTILIZZO DELLA FOTOCAMERA (2) – Non fare miliardi di foto e video. Non c’è bisogno di documentare tutto, le tue esperienze vivitele e goditele in autonomia. Saranno salvate nell’hard disk della tua memoria per sempre.
  13. MA ANCHE SENZA – Lascia ogni tanto il telefono a casa e sentiti sicuro di questa scelta. Non è vivo e non è una tua estensione, e non ti prenderà una cacarella. Impara a vivere anche senza di esso. Il telefono è un oggetto, tu sei un uomo di carne e pelo. E puzza di piedi.
  14. TELEFONINO E MUSICA – Scarica anche musica diversa da quella che ascoltano centinaia di tuoi coetanei. La tua generazione ha un accesso alla musica come nessuno prima di essa. Approfitta di questo dono, espandi i tuoi orizzonti da Bach ai Sex Pistols. E ‘nzàcchece pure qualche pezzo dei Nerkias, ti ricorderà da dove vieni.
  15. TELEFONINO, PC E CULTURA – Se non sai una cosa non necessariamente la devi andare subito a cercare su Google. Parla con la gente, chiedi. Non necessariamente ai genitori. Frequenta la biblioteca.
  16. SANZIONI E REDENZIONE – Farai qualche casino, o semplicemente non rispetterai una delle regole che ti abbiamo ammannito. Subirai il sequestro temporaneo del telefono o del PC. Ci metteremo seduti e ne parleremo. Ne possiamo parlare anche in piedi, in realtà. Ricominceremo. Noi siamo comunque una squadra, anche se qualcuna delle regole elencate qua sopra – che non si applicano solo al telefonino o al PC, ma alla vita – ti risulterà indigesta o curiosa. Stai crescendo in un mondo veloce e in continuo cambiamento, eccitante e attraente, ma lo sfintere anale non è mai stato in pericolo come oggi. E comunque, visto che ti conosciamo: fidati della tua testa e del tuo grande cuore più di qualsiasi apparecchio. Ti vogliamo bene. Enjoy with your devices.

Il mondo di Emma

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Emma Marrone c’è rimasta male per come è andata al festival europeo. E come dargli torto, 21esima ad anni luce da Conchita la barbuta. Non ha gradito le feroci critiche del pubblico e dei media.

Questa ragazza – Dio l’abbia in gloria per la sua bellezza fisica purtroppo non apparentemente accompagnata da altrettanti contenuti interiori – è il tipico prodotto della TV malata della ditta De Filippi-Costanzo, della quale non si potrà mai parlar male abbastanza.
Sopravvalutata, catapultata in un mondo ove dovrebbe essere importante la voce tanto quanto l’immagine tanto quanto la misura tanto quanto la sensibilità tanto quanto – e questo è il punto – un minimo di gavetta, ovvero di mestiere. Che gran bella parola questa, il mestiere.

Invece questi ragazzi si ritrovano sulla bocca di tutti, sulle prime pagine dei giornaletti, nelle cliccate di YouTube non più tardi di venti giorni dopo il loro esordio in TV. E questa è una circostanza che accapponerebbe un bue. E’ già difficile sostenere l’improvvisa ondata di notorietà per l’artista che finalmente ce la fa dopo qualche anno di trotto veloce (penso, ad esempio, al crollo emotivo di Tiziano Ferro alla finale del Festivalbar, qualche anno fa, quando cominciò a piangere come un bambino di fronte alla folla osannante), ma un ragazzetto di meno di 20 anni che si è fatto tre anni di scuola di canto e invece che cantare grida (ma si impara a pappagallo tutte le mosse che servono per apparire in TV ed avere successo) non ha alcuna probabilità di uscirne sano.

E quindi Emma: se l’accusano di essere una camionista è perché E’ una camionista. Non c’è ombra di introspezione nelle sue canzoni, non cambi di registro, non scale di grigio mentre canta. Grida sempre, urla a gola spiegata, non si ricorda una canzone veramente bella del suo repertorio: la migliore a mio avviso, Con le nuvole del nostro Dario Faini, comunque non può reggere in confronto a quelle dei cantanti “veri”.

In questi anni probabilmente Ornella Vanoni se ne starebbe all’angolo, magari Mina emergerebbe comunque, ma che fatica, e forse solo per la bellezza. Chissà Mia Martini, bruttina com’era.

E sì che in Italia abbiamo Elisa, dimolto bruttina anche lei ma che roba. E Petra Magoni, che in un mondo perfetto scalerebbe le classifiche. E altre, cacchio se ce ne sono in giro, ma non hanno la fortuna – a mio avviso la sfortuna – di essere piaciute alla De Filippi e quindi di essere finite nel tritacarne mediatico e finanziario.

Perché si sappia: questi ragazzi vengono spremuti come limoni e abbandonati a un futuro di frustrazioni e probabile perdizione emotiva, senza aver guadagnato un euro giacché finché sono sulla cresta dell’onda hanno un contratto capestro con società legate alla conduzione del programma. Che pena, e che schifo questa TV che comunque – va riconosciuto obtorto collo – sembra avere così tanto successo. E l’incultura avanza.

Stattene un po’ con le ali ripiegate Emmina, che te fa be’. Chissà che non ti rendi conto di quello che ti manca.

Certo le cosse no.